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Bryant sbanca casa Belinelli. Record Rondo: Boston ok

I Lakers passano a New Orleans grazie ai 30 punti di Kobe e firmano il 2-1: l’azzurro si ferma a 5. Il play trascina i Celtics al 3-0 con il successo a New York, firmando 20 assist e una tripla doppia. Atlanta ringrazia Crawford e va sul 2-1 contro Orlando

Kobe Bryant , dei Lakers, in duello contro Trevor Ariza. Reuters
Kobe Bryant , dei Lakers, in duello contro Trevor Ariza

I Lakers giocano con la personalità dei campioni in carica a New Orleans e conquistano il successo. Boston domina New York al Madison Square Garden mentre Atlanta ha la meglio su Orlando.

New Orleans-Los Angeles Lakers 86-100 (1-2 nella serie)

I Lakers mostrano i muscoli e giocano con un’intensità prodotta soltanto a sprazzi nelle ultime settimane, andando a vincere con personalità sul parquet degli Hornets. Quando i campioni in carica giocano in questo modo, batterli diventa davvero difficile. C’è il pubblico delle grandi occasioni a New Orleans e l’arena è una vera bolgia, Kobe Bryant e compagni però non si scompongono e mettono subito le cose in chiaro dominando la zona pitturata. Gli Hornets faticano a tenere il passo degli ospiti ma provano a rimanere in scia. Marco Belinelli prende un paio di buoni tiri ma il pallone non sembra volere entrare. L’azzurro comunque firma il 10 pari dalla media distanza, New Orleans però paga dazio alla fisicità di Bynum e alle iniziative di Bryant e Artest. Pau Gasol inizia al rallentatore ma cresce alla distanza. Il solo Trevor Ariza nei primi minuti sembra prendere confidenza con il canestro dei Lakers che così chiudono il primo quarto avanti 30-23. Bryant e Bynum continuano a lavorare ai fianchi la difesa di New Orleans, Chris Paul però risponde con una serie di canestri spettacolari (18 punti nel primo tempo per il fenomeno degli Hornets), ma i campioni in carica sembrano avere saldamente in mano l’inerzia della gara. Prima dell’intervallo Carl Landry prova a mettere in difficoltà i lunghi di LA, i Lakers comunque vanno al riposo in vantaggio di nove lunghezze. Una New Orleans Arena decisamente rumorosa viene subito zittita da due triple di un ottimo Kobe Bryant nei primi 60’’ della ripresa. Si sveglia Okafor in attacco e il canestro dalla lunga distanza di Belinelli porta i padroni di casa al -6. In un modo o nell’altro New Orleans riesce a rimanere a galla ma i Lakers sono padroni del campo e sembrano trovare sempre ottime soluzioni in attacco. I centimetri delle tue torri di Phil Jackson aiutano e proprio il giocatore più criticato dai tifosi di LA negli ultimi giorni, Pau Gasol, mette al sicuro il risultato all’inizio dell’ultimo quarto dando il la (con sette punti) al parziale di 10-1 che porta i campioni in carica al +14 a 8’36’’ dalla fine. Il resto è accademia, i Lakers, infatti, non corrono più rischi e si riprendono il vantaggio del fattore campo.

New Orleans: BELINELLI 5 (1/1 da due, 1/7 da tre) in 22’. Landry 23 (6/12), Paul 22, Okafor 15.
Rimbalzi: Ariza 12.
Los Angeles Lakers: Bryant 30 (6/13, 4/7), Gasol 17. Rimbalzi: Bynum 11, Gasol 10. Assist: Fisher 5.

Rondo in lay up su Williams, Anthony, Stoudemire, Mason. Reuters
Rondo in lay up su Williams, Anthony, Stoudemire, Mason

New York-Boston 96-113 (0-3)

Dopo le due orgogliose e sfortunate prestazioni sfoderate a Boston, i Knicks steccano al Madison Square Garden, giocando stranamente senza energia, e si fanno dominare dai Celtics. Gli ospiti ci mettono pochissimo a zittire il pubblico del Madison Square Garden che non vede una partita di postseason da sette anni. L’atmosfera è elettrizzante, ma i veterani di Boston aggrediscono subito i Knicks togliendo entusiasmo ai tifosi newyorchesi. Un gigantesco Rondo, che mette a referto una tripla doppia condita dalla bellezza di 20 assist (nuovo record nella postseason per la glorioso franchigia), e Paul Pierce fanno venire il mal di testa alla difesa dei Knicks. I Celtics dopo soli otto minuti di gioco sono già avanti di 17 lunghezze e i padroni di casa hanno solamente cinque punti a referto. Con un Amare Stoudemire a mezzo servizio non è semplice tenere il passo dei Celtics, soprattutto se Carmelo Anthony incappa in una serata difficile (4/16 al tiro) in attacco. New York, con la produzione della panchina, torna sotto ma le triple di Ray Allen fanno male. I padroni di casa comunque riescono a limitare i danni andando al riposo sotto 52-44. Il Garden si aspetta un inizio di ripresa arrembante da parte dei padroni di casa, invece Boston, proprio come nel primo quarto, mette i Knicks con le spalle al muro. L’ottima regia di Rondo e i punti della coppia Allen-Pierce tolgono interesse al match. La truppa di Mike D’Antoni non ha la forza di rispondere e alza bandiera bianca già nelle battute finali del terzo quarto. Boston vince in scioltezza e si avvicina al secondo turno.

New York: Williams 17 (4/5, 2/5), Anthony, Douglas 15. Rimbalzi: Anthony 11. Assist: Anthony 6.
Boston: Pierce 38 (8/11, 6/8), Allen 32, Rondo 15. Rimbalzi: Garnett 12, Rondo 11. Assist: Rondo 20.

La guardia di Atlanta, Jamal Crawford contro OrlandoEpa
La guardia di Atlanta, Jamal Crawford contro Orlando

Atlanta-Orlando 88-84 (2-1)

Niente da fare per Orlando che paga la brutta serata di Turkoglu e Nelson in attacco e cade ad Atlanta. Gli Hawks tengono in mano il pallino del gioco ma non riescono a chiudere i conti e si fanno riprendere nel finale. Soltanto un canestro fortunoso dalla lunga distanza di Crawford alla fine allontana i Magic. Atlanta dopo aver tenuto bene il campo, deve difendersi dal ritorno di Howard e compagni nell’ultimo quarto. Un match fisico si innervosisce nelle battute finali e a 2’21’’ dalla sirena Pachulia e Richardson danno via a una mini rissa e finiscono anzitempo negli spogliatoi. Orlando a un minuto dalla sirena passa a condurre (84-83) con un canestro di Bass. Risponde Al Horford e con i padroni di casa avanti di una lunghezza un ottimo Crawford chiude definitivamente i conti trovando la retina dalla lunga distanza con una conclusione di tabella. Un epilogo un po’ fortunoso che però premia meritatamente gli Hawks.

Atlanta: Crawford 23 (4/14, 3/5), Johnson 21 Smith 15. Rimbalzi: Smith 10. Assist: Johnson 5.
Orlando: Howard 21 (8/14). Rimbalzi: Howard 15. Assist: Nelson 10.

tratto da gazzetta.it

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Garnett dà a Boston il 2-0. Dallas ok, Orlando impatta

The Big Ticket decide contro New York (96-93) portando Boston sul doppio vantaggio. I Mavericks ringraziano Nowitzki per il 2-0 contro Portland e i Magic si aggrappano a un monumentale Howard (33 punti e 19 rimbalzi) per il successo che vale l’1-1 con Atlanta

Kevin Garnett lotta contro Jeffries nel successo di Boston. Afp
Kevin Garnett lotta contro Jeffries nel successo di Boston

Garnett nel finale frutta a Boston una tiratissima vittoria su New York e spedisce i Celtics nella Grande Mela sul 2-0 nella serie al meglio delle 7, nonostante lo show da 42 punti di Carmelo Anthony. Dirk Nowitzki con 33 punti regala a Dallas il doppio vantaggio con Portland. Dwight Howard dà a Orlando l’1-1 nella serie con Atlanta.

Boston Celtics-New York Knicks 96-93 (serie 2-0)

E’ Kevin Garnett l’eroe che consegna a Boston il doppio vantaggio nella serie con New York. The Big Ticket firma il canestro del 93-92 a 13.3” dalla fine; poi, con 4.1 sul cronometro, chiude in faccia a Jeffries la porta per il contro sorpasso, assicurando anche l’ultimo possesso ai suoi. Garnett permette ai Celtics di sopravvivere al miglior Carmelo Anthony di sempre nei playoff, capace di tenere a galla da solo una squadra priva da subito di Billups (ginocchio) e nella ripresa di Stoudemire (dolori alla schiena). Ai Knicks, che chiudono col 36% dal campo ma dominano 53-37 a rimbalzo, lo show di Melo basta solo per spaventare i Celtics, non per vincere al TD Garden, tabù dal novembre 2006. Boston parte 0/7 dal campo, poi fa malissimo in contropiede con Rondo (chiude con il massimo in carriera nei playoff), che firma 14 dei primi 18 punti dei suoi. I Celtics allungano fino a 23-13, ma Anthony trascina gli ospiti al 23-21 alla sirena. Stoudemire (chiude 2/9 dal campo) è in difficoltà per i dolori alla schiena e lascia a 3’22” dal riposo quella che è diventata una sfida tiratissima, perché i Knicks dominano a rimbalzo (32-21 nel primo tempo) ma trovano punti solo da Melo (6/14 al riposo, il resto della squadra è 11/38) e Boston oltre a Rondo mette lentamente in moto anche i Big Three. I Knicks chiudono il primo tempo avanti 45-44, ma i Celtics scappano quando Pierce (12 punti nel parziale) e Allen (11) si accendono ispirati da Rondo. I Celtics sono sul 74-63 a 44” dalla terza sirena, ma Anthony si carica sulle spalle i suoi e firma 13 dei 15 punti che valgono il sorpasso sul 78-76 con 7’54” da giocare. Melo a 2’37” dalla fine mette anche la tripla del 91-88, ma Pierce e Garnett portano Boston a +1 con 1’14” da giocare. Jeffries a 19” dalla fine illude New York, poi Garnett tiene Boston al sicuro. “Non potrei essere più orgoglioso dei miei” dice dei Knicks coach Mike D’Antoni. Si riparte venerdì a New York: Billups e Stoudemire ci saranno.

Boston: Rondo 30 (13/22 da due, 0/1 da tre, 4/7 liberi), Pierce 20, Allen 18. Rimbalzi: Garnett 10. Assist: Rondo 7.
New York: Anthony 42 (10/22, 4/8, 10/11 tl), Douglas 14, Jeffries 10. Rimbalzi: Anthony 17. Assist: Anthony 6.

Fantastica prestazione di Howard, con 33 punti e 19 rimbalzi. Afp
Fantastica prestazione di Howard, con 33 punti e 19 rimbalzi

Orlando Magic-Atlanta Hawks 88-82 (serie 1-1)

Al secondo tentativo puntare tutto su Dwight Howard frutta una vittoria. Orlando riaggiusta la serie con Atlanta dopo lo scivolone di gara-1, trasferendo la sfida in Georgia sull’1-1. Le chiavi del successo dei Magic sono Superman e la difesa: il centro dimostra ancora una volta di essere devastante, aggiungendo 33 punti ai 46 della prima sfida tirano 9/12 dal campo, con il resto della squadra fermo ad un disarmante 18/66. Ma a differenza di gara-1, Stan Van Gundy può contare sulla difesa, che tiene gli Hawks al 39,5% dal campo e domina 52-39 a rimbalzo. “Io non ho fatto nulla, sono stati i ragazzi a farlo – dice coach Van Gundy dei miglioramenti difensivi -. Devi accettare la sfida che la gara ti pone, perché ogni partita vive di vita propria, in cui tu devi fare tutto quello che puoi per vincere”. Si segna poco nel primo quarto, che gli ospiti chiudono avanti 22-16 grazie a un 11-2 propiziato da Smith negli ultimi 1’49”. Ma gli Hawks, che volano sul 32-22 con Crawford a 9’08” dal riposo, non hanno fatto i conti con Howard, che dopo i 4 punti del primo quarto ne mette 20 nel secondo, compresi 10 dei 12 che valgono il 34 pari a 5’20” dal riposo e quelli buoni per scappare sul 48-42 all’intervallo. Orlando prova la fuga a inizio ripresa (55-48 firmato Redick a 6’04” dalla sirena): Atlanta limita i danni con Smith (55-53 a 3’14” da fine periodo), ma i Magic ispirati da Turkoglu e Howard infilano un 11-1 e arrivano alla sirena sul 65-54. Crawford e Johnson tengono in partita gli ospiti, che a 2’14” dalla fine hanno un solo possesso da recuperare (78-76), ma Orlando fa il vuoto con Turkoglu e Richardson e si tiene al sicuro dalla lunetta. Venerdì ad Atlanta la terza sfida. I Magic ci credono: “Loro sono una squadra che fatica quando le cose non vanno come vorrebbero – spiega Ryan Anderson -. Noi invece sappiamo come sistemare le cose”.

Orlando: Howard 33 (9/12, 15/19 tl), Nelson 13, Turkoglu 10. Rimbalzi: Howard 19. Assist: Turkoglu 5.
Atlanta: Crawford 25 (5/12, 3/5, 6/7 tl), Smith 17, Johnson 14. Rimbalzi: Horford 10. Assist: Johnson 5.

Nowitzki festeggia con Kidd e Chandler il 2-0 su Portland. Reuters
Nowitzki festeggia con Kidd e Chandler il 2-0 su Portland

Dallas Mavericks-Portland Trail Blazers 101-89 (serie 2-0)

Quando Dallas deve tenere al sicuro un risultato si affida a Dirk Nowitzki. E il tedesco non tradisce mai. WunderDirk è l’unico Maverick a segnare negli ultimi 3’37” della sfida con Portland, in cui tiene gli avversari a distanza regalando ai texani il 2-0 nella serie che da giovedì si sposta in Oregon: “Sappiamo che loro sono un’ottima squadra in casa, quindi volevamo fare di tutto per mantenere il vantaggio del campo e ci siamo riusciti – spiega Nowitzki, che chiude con 33 punti compresi gli ultimi 11 dei suoi -. Ma questa serie è tutt’altro che chiusa, perché loro sono forti e noi dobbiamo essere preparati ad affrontarli”. Oltre a Nowitzki il marchio su gara-2 lo mettono Peja Stojakovic, devastante con 5 triple a bersaglio e 21 punti dalla panchina, e l’immortale Jason Kidd, 38enne che nella serie sta viaggiando a 21 punti di media (erano 7,9 in regular season). Portland si lascia sfuggire l’1-1 di mano nella ripresa, quando si allontana lentamente ma inesorabilmente da una squadra che non perde nemmeno una palla negli ultimi 24′. Per i Blazers le cose si erano messe bene all’inizio, col duo Wallace-Aldridge capace di produrre il 17-9 a 4’16” dalla prima sirena. Dallas chiude il buco sul 19 ma a fine periodo è sotto 24-22 nonostante Stojakovic abbia già mandato a bersaglio due triple. Portland conduce ma tocca al massimo il +6 (36-30), i Mavs restano in scia e sorpassano per la prima volta sul 41-40 con un gioco da tre punti di Kidd, anche se i Blazers chiudono il tempo avanti 52-50. Kidd infila i primi 9 punti della ripresa e lancia i suoi sul 64-57 a 7’48” dalla terza sirena, ma Portland non si arrende e resta in scia, perché Aldridge è ispirato e Miller (15 punti nella ripresa) si sblocca. Dallas inizia l’ultimo quarto avanti 73-72 e allunga fino al 90-82 firmato Chandler a 4’48” dalla fine. Poi ci pensa Nowitzki a chiudere i conti, anche perché Portland chiude con un 1/6 e deve dire addio ai sogni di rimonta.

Dallas: Nowitzki 33 (9/22, 15/17 tl), Stojakovic 21, Kidd 18. Rimbalzi: Chandler 10. Assist: Kidd 8.
Portland: Aldridge 24 (9/18, 6/8 tl), Wallace 18, Miller 18. Rimbalzi: Aldridge 10. Assist: Miller 8.

tratto da gazzetta.it

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Miami col fiatone, Dallas ok. Atlanta fa il colpo a Orlando

Playoff Nba, 1° turno: gli Heat piegano solo nel finale Philadelphia, 97-89, e i Mavericks superano Portland 89-81. Joe Johnson trascina gli Hawks nel successo, 103-93, in Florida

LeBron James supera Andre Iguodala. Reuter
LeBron James supera Andre Iguodala

Vittorie difficili per Miami e Dallas, che riescono comunque a difendere il fattore campo conquistato in regular season rispettivamente contro Philadelphia e Portland. Dwight Howard chiude con 46 punti e 19 rimbalzi, ma i suoi Magic, invece, cedono tra le mura amiche contro Atlanta, che crea la prima sorpresa di questi playoff.

Miami Heat-Philadelphia 76ers 97-89

Sotto di 14 dopo i 2 punti di Thaddeus Young in apertura di secondo quarto (19-33), i Miami Heat avevano visto materializzarsi tutte le difficoltà previste dagli specialisti: vale a dire la difettosa circolazione di palla, un’identità ancora incerta, un sistema inadatto al basket dei playoff. Poi, però, le tre superstar di Miami hanno confezionato la rimonta: Bosh mette 6 punti consecutivi, Chalmers partecipa con 5 punti importanti tra cui la tripla del sorpasso (39-38 5’31 dall’intervallo), James e Wade provano a far scappare i padron di casa (45-38 a 3’46 dalla fine del secondo quarto). Nel terzo quarto, Miami sembra volare via (78-62 firmato James Jones a 1’30 dall’ultima pausa, 8 di Bosh in un parziale di 18-7), ma Jrue Holiday e Thaddeus Young ne segnao 6 a testa in un parziale di 12-0 che rimette in gara gli ospiti (88-87 a 2’23 dalla sirena finale). Mentre LeBron continua a macinare rimbalzi (ma chiude con 4/14 dal campo), Wade mette 4 punti importantissimi (94-89 a 1’09 dalla fine), mentre LBJ stoppa Holiday e Iguodala (solo 2/7 dal campo ma anche 8 rimbalzi) sbaglia la tripla per riaprirla, con 19 secondi da giocare. 1-0 Heat.

Miami: Bosh 25 (8/17, 9/11 tl), James 21, Wade 17. Rimbalzi: James 14. Assist: James e Wade 5.
Philadelphia: Young 20 (9/19, 0/1, 2/4 tl), Holiday 19, Brand 17, Williams 10. Rimbalzi: Young 11. Assist: Iguodala 9.

Joe Johnson al tiro su Quentin Richardson. Afp
Joe Johnson al tiro su Quentin Richardson

Orlando Magic-Atlanta Hawks 93-103

Non basta una prova addirittura surreale di Dwight Howard, autore di 31 punti nella sola prima metà di gara. La scelta degli Hawks è quella di subire anche moltissimo da lui, ma non permettere ai tiratori di entrare in partita (6/22 da fuori per Orlando), e funziona. La squadra di Larry Drew gioca al suo ritmo, chiude con appena 8 palle perse e con ottime percentuali dal campo (51.4% totale). Il dominio di Howard sotto non basta ai padroni di casa nemmeno per chiudere avanti a metà gara (48-55). Gli ospiti giocano di squadra e volano fino al +18 con Crawford a 8’44 dalla fine (91-73). Orlando reagisce ancora con Howard (che però chiude con 8 perse(, che segna 9 dei successivi 17 punti dei suoi per il -8 (90-98 con 2 minuti da giocare), ma la tripla di Crawford dall’angolo spegne la rimonta dei padroni di casa. La sorpresa è servita.

Orlando: Howard 46 (16/22, 0/1, 14/22 tl), Nelson 27, Turkoglu e Arenas 6. Rimbalzi: Howard 19. Assist: Turkoglu 5.
Atlanta: Johnson 25 (9/15, 0/1, 7/8 tl), Crawford 23, Horford 16, Smith 15, Hinrich 13. Rimbalzi: Smith 8. Assist: Johnson e Crawford 5.

Dallas Mavericks-Portland Trail Blazers 89-81

Ai Mavericks erve il miglior Nowitzki per tenere a bada Portland: il tedesco mette 18 punti nell’ultimo quarto, ed è l’uomo decisivo per segnare il punto dell’1-0 in una serie di sicuro complessa, per la capacità che hanno avuto i Blazers di mettere in difficoltà i texani anche in regular season (Portland ha vinto 2 gare su 4 in stagione prima di questa, perdendone altre 2 di stretta misura). Aldridge è già a quota 11 con 4’39 da giocare nel primo quarto (14-15), poi due triple consecutive di Stojakovic (29-25 a 10’22 dall’intervallo) lanciano i padroni di casa, che con un’altra tripla (stavolta di Kidd) toccano il vantaggio in doppia cifra (45-35 a 1’54 da metà gara). Portland però ha sette vite, e con un parziale di 11-3 nell’ultimo quarto prova addirittura la fuga (72-66 con 6’07 da giocare), con l’assist di Roy per la schiacciata di Batum. Lì si scatena Nowitzki: Dirk mette 12 punti consecutivi, compreso il 2+1 del +4 (80-76 a 2’35 dalla fine), e poi Jason Kidd mette i puntini sulle i con la tripla dell’85-78 a 25 secondi dalla fine. Dallas tiene il vantaggio del campo.

Dallas: Nowitzki 28 (6/19, 1/1, 13/13 tl), Kidd 24, Terry 10. Rimbalzi: Nowitzki 10. Assist: Kidd 4.
Portland: Aldridge 27 (12/20, 3/4 tl), Miller 18, Batum 14. Rimbalzi: Camby 18. Assist: Miller 6.

tratto da gazzetta.it

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Bargnani, partita da leader. Magic, una tripla beffa Gallinari

I Raptors vincono contro i Wizards anche grazie ai 33 punti del romano, molto convincente. I Denver Nuggets cedono invece in casa di Orlando con un canestro da 3 all’ultimo secondo di Nelson: per il Gallo 17 punti e buon rientro dopo l’infortunio

I Toronto Raptors vincono in casa contro Washington grazie a un’eccellente prestazione di Andrea Bargnani, autore di 33 punti e di una partita da leader. Niente da fare per i Nuggets di Danilo Gallinari, sconfitti in casa dei Magic proprio allo scadere: per l’italiano 17 punti.

Toronto Raptors-Washington Wizards 116-107

L’aria di casa fa bene ai Raptors e ad Andrea Bargnani che, insieme a DeRozan, trascina Toronto alla vittoria (116-107) contro i Wizards con un’eccellente prova conclusa con 33 punti, di cui ben 15 dai tiri liberi (suo massimo in carriera così come i 18 liberi tentati). Una prestazione super efficiente condita anche da un ottimo 8/15 dal campo e un canestro fondamentale in layup quando i Wizards si erano avvicinati a -2 a 3’19” dalla fine. Da quel momento i Raptors riallungano e si assicurano il successo con 16 punti in meno di tre minuti. Bargnani contribusce anche con 5 assist in una serata che vede i Raptors in progresso nella coesione offensiva (26 assist di squadra e 50% al tiro) e raggiunge una pietra miliare nella sua carriera in maglia Raptors, arrivando a quota 500 per triple realizzate nei cinque anni a Toronto. Meglio di lui hanno fatto solo gli ex Mo Peterson (801) e Vince Carter (554).

complimenti — “Complimenti ad Andrea – dice coach Triano – non per diminuirne il valore, ma è sempre stato un buon tiratore. Quello che lo ha fatto migliorare come giocatore è la sua abilità a mettere il pallone per terra e sfruttare a suo favore i cambi di marcatura quando è difeso da un piccolo. Se non avesse sviluppato questi aspetti del gioco ora non avrebbe 500 canestri da tre al suo attivo”. Un buon esempio si è visto proprio contro Washington, squadra che ha vinto solo una gara in trasferta in tutta la stagione: “33 punti con 15 tiri significa grande efficienza – prosegue Triano – Andrea ha giocato molto bene, con pazienza e senza andare nel panico quando era marcato dalle guardie. Ha portato gli avversari in post basso e preso posizione sotto. È stato aggressivo fin dall’inizio e ha anche beneficiato dal fatto che abbiamo fatto circolare bene la palla. James Johnson ha finito con 5 assist e ottime cifre. Andrea era alla fine della rotazione in attacco e ha avuto tante buone occasioni”.

clamore — Anche DeRozan ha avuto una brillante partita chiudendo con 30 punti senza troppo clamore. Per la seconda volta quest’anno sia DeMar che Bargnani sono arrivati a quota 30. Il Mago ha attaccato il canestro subito dopo la palla a due iniziale segnando dalla lunetta 7 dei suoi 12 punti del primo quarto. A metà gara è autore di 18 punti con 6/6 ai liberi nel secondo quarto. I Wizards hanno faticato tutta la gara a coprire i buchi creati in difesa e sono stati costretti a bloccare il Mago fallosamente. Javale McGee, reduce da una tripla doppia nella gara precedente con 12 stoppate, ne ha rifilate 4 ai Raptors ed ha chiuso in doppia doppia con 11 punti e 12 rimbalzi. Con una formazione rimaneggiata per le tante assenze (tra cui Nick Young, Rashard Lewis e Josh Howard) i protagonisti di Washington sono diventati i rookies Jordan Crawford, 25 punti (ma 12/27 dal campo) subito dopo il suo career high di 27, e Trevor Booker con 26 punti (anche questo career high) e 13 rimbalzi. I Wizards avevano un quintetto formato da tre matricole (il terzo è John Wall) insieme a McGee e il cinese Yi. Ora Toronto deve affrontare una lunga e difficile trasferta con 5 gare in 7 giorni e avversarie nettamente superiori come Thunder, Nuggets e Suns, e per finire Warriors e Clippers prima del ritorno a Toronto.

Toronto: BARGNANI 33 punti (6/13 da 2, 2/2 da 3, 15/18 tl), 3 rimbalzi, 5 assist, 3 palle perse, 3 falli in 41’. DeRozan 30 (11/15), Calderon 17, Barbosa 15. Rimbalzi: Evans 15. Assist: Calderon 6. Washington: Booker 26 (12/15), Crawford 25, Wall 21. Rimbalzi: Booker 13. Assist: Wall 7.

Orlando Magic-Denver Nuggets 85-82

Non basta un buon Danilo Gallinari, al rientro dopo l’infortunio all’alluce sinistro. I Nuggets (41-28), infatti, si devono inchinare alla tripla di Nelson proprio allo scadere e vengono superati 85-82 dai Magic (44-26). L’attacco di Orlando fatica a carburare nel primo quarto. I Magic devono sudare per fare arrivare il pallone in post a Dwight Howard per l’aggressività sul perimetro di Denver e quando ci riescono Nene, con la sua fisicità, limita il pericolo pubblico numero uno. I Nuggets passano a condurre grazie alla produzione di un ottimo Wilson Chandler e a 1’13’’ dalla fine della frazione ritrovano finalmente Danilo Gallinari. L’azzurro, out dalla trasferta di Portland, fa subito sentire la sua presenza. Dopo due secondi recupera palla con una buona difesa di Turkoglu, dà il via al contropiede e lo chiude con una tripla delle sue. L’infortunio sembra definitivamente alla spalle.

gomiti — I Nuggets chiudono la prima frazione avanti 21-18 e allungano all’inizio del secondo quarto, arrivando al +6. Il Gallo in attacco sfrutta al meglio il mismatch con Clark che non riesce a reggere le penetrazioni dell’azzurro. L’ex giocatore di New York si guadagna quattro liberi su due falli dello stesso Clark, poi lavora di gomiti e trasforma un rimbalzo in attacco in un gioco da tre. Denver torna al +6 ma nella seconda parte della frazione subisce il ritorno dei padroni di casa. Orlando torna davanti con i canestri di Nelson e Turkoglu. Howard va a corrente alternata ma si mette a produrre negli ultimi minuti, i Magic così piazzano un parziale di 12-4 a vanno negli spogliatoi all’intervallo avanti 47-42. Denver dopo un buon inizio fa fatica a trovare buone soluzioni in attacco e chiude il primo tempo con un deludente 37% al tiro. Ottimo, invece, l’impatto del Gallo che con nove punti e quattro rimbalzi in otto minuti al riposo è il miglior marcatore e il miglior rimbalzista di Denver.

Gallinari in azione contro Orlando. Ap
Gallinari in azione contro Orlando

in carreggiata — Anche all’inizio del secondo tempo, come nei primi minuti del match, Orlando sonnecchia. Gli ospiti così ne approfittano per tornare davanti segnando otto dei primi nove punti della ripresa. Il Gallo torna sul parquet a metà terzo quarto, i Magic, però si rimettono in carreggiata con le triple di Nelson e Anderson. Howard si mette a fare la voce grossa sotto canestro, Orlando prova a scappare nel finale della frazione ma Gallinari si guadagna altri due liberi e riporta Denver al -4. L’azzurro tiene i Nuggets in scia all’inizio dell’ultimo quarto trovando la retina con la mano sinistra dopo una bella penetrazione. Orlando prova ad andare da Howard in attacco ma gli ospiti rispondono. Gallinari si vede fischiare in attacco un dubbio quinto fallo ma continua a difendere con aggressività e ad attaccare il canestro, portando a casa altri due liberi. Denver riesce a rimanere aggrappata al match e a 41’’ dalla fine, grazie a Nene, torna al -2. I padroni di casa fanno di tutto per non chiudere i conti. Bass realizza un solo libero su due e a 14’’ dalla fine Turkoglu addirittura li fallisce entrambi. Orlando resta a +2 e con l’ultimo possesso coach Karl chiede l’uno contro uno a Gallo. L’azzurro penetra e subisce il fallo di Hedo Turkoglu a cinque secondi dalli fine. Il giocatore milanese va in lunetta e con personalità fa due su due, rimettendo il match in parità. Il supplementare sembra la conseguenza logica di un match comunque molto equilibrato, invece Nelson trova una tripla impossibile proprio sulla sirena e regala il successo ai Magic.

Orlando: Howard 16 (5/9), Turkoglu 15. Rimbalzi: Howard 18. Assist: Turkoglu 8.
Denver: GALLINARI 17 (2/4 da due, 1/3 da tre, 10/11 ai liberi), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 recupero, 1 stoppata in 26’. Chandler 20 (5/10, 3/6). Rimbalzi: Martin 10. Assist: Felton 7.

tratto da gazzetta.it

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Rimontona Orlando a Miami. Non bastano LeBron e Wade

Gli Heat danno il benvenuto a Mike Bibby, vanno anche sul +24, ma poi subiscono il ritorno di Howard e compagni. Denver, sempre priva di Gallinari vince a Utah e centra la quinta vittoria su sei partite dopo la cessione di Carmelo Antohony. Ty Lawson: “Ora non ci sono più mani appiccicose”

Kirilenko e Smith. Reuters
Kirilenko e Smith

Denver, sempre priva di Danilo Gallinari, passa a Salt Lake City, Miami, invece, crolla nella ripresa e si fa superare da Orlando.

Utah-Denver 101-103

Aspettando Danilo Gallinari i Nuggets continuano a vincere. L’azzurro, out anche a Salt Lake City, salterà sicuramente il match di sabato a Los Angeles contro i Clippers, ma potrebbe tornare disponibile per l’importante sfida di giovedì 10 contro i Suns. Denver comunque mostra grande carattere anche contro i Jazz e conquista così la sua quinta vittoria (in sei incontri) dopo l’oramai celeberrima trade della sua stella Carmelo Anthony. Senza Melo i Nuggets sicuramente hanno fatto progressi in difesa e in attacco, come ha dichiarato mercoledì Ty Lawson “non ci sono più mani appiccicose”, una frase chiaramente diretta ad Anthony che testimonia come adesso ci sia più fluidità di gioco. Si sono rifatti il trucco dopo l’All Star Game anche i Jazz cedendo a New Jersey il loro pezzo da novanta Deron Williams, ma a differenza di Denver, attraversano un momento davvero difficile. Gli ospiti iniziano con grande personalità e mettono i difficoltà Utah dal primo minuto. Martin e Nene sotto canestro si fanno sentire, Afflalo e Lawson producono dal perimetro. I Jazz rispondono con i canestri di Devin Harris ma devono inseguire con il fiatone e arrivano al -9 a meta’ del secondo quarto. Con Miles sul parquet i padroni di casa trovano un minimo di continuità in attacco e tornano sotto nella seconda parte della frazione, arrivando comunque al riposo con un ritardo di sette lunghezze. Denver prova ad allungare all’inizio della ripresa ma Utah riesce a rimanere in scia. I Jazz poi cambiano marcia negli ultimi due minuti del terzo quarto. Jefferson e Harris suonano la carica e Utah piazza un parziale di 10-0 trasformando un passivo di otto punti in un vantaggio di due lunghezze. Il pubblico di Salt Lake City si fa sentire e la squadra di casa prova a prendere in mano le redini del match. Coach Karl decide di affidarsi al doppio playmaker nell’ultimo quarto, lasciando sul parquet sia Lawson che l’ex Knicks Felton. Utah non riesce a difendere il proprio vantaggio e Denver a 4’17’’ dalla sirena torna davanti. Un eccellente Afflalo sembra chiudere i conti con la tripla a 11’’ dalla fine che spinge gli ospiti al +5. Harris pero’ risponde dalla lunga distanza e proprio a un secondo dalla sirena Martin rischia di combinare un incredibile pasticcio. Il lungo di Denver, infatti, sulla pressione di Kirilenko, si fa sfuggire il pallone dalle mani sulla susseguente rimessa e in pratica lo regala sotto canestro al russo. Il giocatore di Utah pero’ lo perde e quando lo recupera e trova la retina con un layup la sirena e’ già suonata. Davvero un epilogo incredibile per un match intenso e decisamente divertente.

Utah: Miles 22 (8/14, 0/1), Harris 21, Jefferson 19. Rimbalzi: Jefferson 10. Assist: Harris 9.
Denver: Lawson 23 (5/9, 2/4), Afflalo 19. Rimbalzi: Martin, Nene 8. Assist: Felton, Lawson 5.

Howard e Quentin Richardson. Reuters
Howard e Quentin Richardson

Miami-Orlando 96-99

Ancora una volta Miami non riesce a chiudere i conti dopo un ottimo primo tempo e si fa rimontare. I Magic zittiscono il pubblico della American Airlines Arena con una ripresa da favola, recuperano un passivo di ben 24 punti nel terzo quarto, e portano a casa l’insperato successo. I padroni di casa, che danno il loro benvenuto all’ultimo arrivato, quel Mike Bibby che dopo essersi accordato per il buyout con i Wizards, e’ approdato a South Beach con grandi ambizioni, nel primo tempo passeggiano contro Dwight Howard e compagni. LeBron James e Dwyane Wade fanno quello che vogliono in attacco e Orlando si deve inchinare. La sola coppia di Miami nei primi due quarti segna 47 punti contro i 45 dell’intero roster di Stan Van Gundy. Miami così va al riposo avanti 63-45 e all’inizio del terzo quarto arriva addirittura al +24. Tutto sembra fin troppo facile per LeBron e compagni ma di colpo i Magic si svegliano. Trascinati dalle triple di un redivivo Jason Richardson, gli ospiti tornano sotto sfruttando anche gli errori in attacco degli Heat. Orlando piazza un’incredibile parziale di 40-9 e trasforma quella che sembrava un’imbarazzante sconfitta in un successo da ricordare. Come troppo spesso le capita, Miami nell’ultimo quarto smette di far girare palla in attacco e si affida all’uno contro uno di James e Wade. I Magic arrivano al +7 ma negli ultimi secondi gli Heat si riavvicinano. Miami a otto secondi falla fine, in ritardo di tre lunghezze, ha l’opportunità di trascinare il match al supplementare ma prima Bosh e poi James trovano soltanto il ferro con buoni tiri dalla lunga distanza.

Miami: James 29 (11/13, 0/2), Wade 28. Rimbalzi: Miller, James 6. Assist: Wade 5.
Orlando: Richardson 24 (3/6, 6/8), Nelson 16, Anderson 15. Rimbalzi: Howard 18. Assist: Nelson 7.

tratto da Gazzetta.it

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Gallinari si inchina a Kobe. Beli sorride, Bargnani k.o.

I Knicks cedono in casa ai Lakers, 96-113, spinti dai 33 punti di Bryant, con l’azzurro che si ferma a 14. New Orleans espugna Orlando, Toronto è superata all’Air Canada Center da Portland, ma Andrea ne fa 29

Danilo Gallinari non riesce a fermare Kobe Bryant e i Lakers, che al Madison Square Garden infliggono ai Knicks dell’azzurro (14 punti) la seconda sconfitta consecutiva. Nemmeno 29 punti di Andrea Bargnani bastano a Toronto per evitare il k.o. interno con Portland, il 16° nelle ultime 17 esibizioni per i Raptors. Marco Belinelli, partito ancora dalla panchina, contribuisce con 3 punti al successo di New Orleans in casa di Orlando.

New York Knicks-Los Angeles Lakers 96-113

I Lakers dominano i Knicks grazie alla grande prova di Kobe Bryant che mette a referto 33 punti in soli 29’ di gioco. I Knicks incassano così la loro 11ª sconfitta nelle ultime 15 gare, un ruolino di marcia decisamente deludente. Mike D’Antoni decide di affidare il pericolo pubblico numero uno, Kobe Bryant, alle cure di Danilo Gallinari. Compito ingrato, soprattutto al Garden, dove Kobe sembra esaltarsi sempre. I Knicks partono bene grazie alla produzione di Felton e con la perentoria schiacciata di Gallinari arrivano al 11-3. Peccato che Bryant decida di cambiare marcia e in sei minuti da fantascienza matte a referto qualcosa come 17 punti. Il fenomeno dei Lakers segna da qualsiasi posizione, paradossalmente il Gallo non difende male, ma quando Kobe è così caldo rallentarlo è impossibile. I padroni di casa comunque riescono a rimanere in scia con i canestri di Williams e Felton. Non contento dei suoi 17 punti, Bryant chiude il primo quarto realizzando proprio sulla sirena l’ennesimo canestro da cinema dopo aver mandato al bar Felton con un paio di finte delle sue. Un primo quarto targato Bryant (19 punti) si chiude con i Lakers avanti 30-28. Pau Gasol rimane a secco nella prima frazione ma si rifà nella seconda. Gallinari apre il secondo periodo con una bella penetrazione che gli regala il canestro più fallo ma i Lakers, con Kobe a prendere fiato in panchina, riescono addirittura ad allungare nei minuti iniziali della frazione. Gasol risponde presente dopo un primo quarto da spettatore dominando la zona pitturata, gli ospiti così prendono in mano le redini del gioco e quando Bryant torna sul parquet a 5’48’’ dal riposo, LA ha raggiunto il vantaggio in doppia cifra. Gallinari dopo un contatto nell’area dei Lakers ha un diverbio con Steve Blake. Il giocatore di Los Angeles spintona l’azzurro (nulla di trascendentale però) e riceve l’inevitabile tecnico. Bryant, intanto, realizza dal perimetro poi decide di giocare per i compagni. La truppa di Phil Jackson viaggia spedita, ritrova i punti di Gasol (12 nel solo secondo quarto) e chiude un eccellente primo tempo avanti 62-48. La ripresa si apre con i liberi di Gallinari, Gasol e Bryant però continuano a trovare il canestro. I Knicks rispondono. Il Gallo fatica dal perimetro ma segna in contropiede, la squadra di casa piazza un parziale di 10-1 e torna al -9. Appena i Knicks si avvicinano ci pensa il solito Bryant a riportare i Lakers a distanza di sicurezza. Il leader di LA firma otto punti in poco più di tre minuti e gli ospiti chiudono la terza frazione con il confortevole vantaggio di 17 lunghezze. Anche con Kobe in panchina la truppa di Phil Jackson continua a fare male alla difesa di New York. Bynum e Gasol fanno quello che vogliono sotto canestro e la tripla di Odom a 6’26’’ dalla sirena porta i Lakers al +20 e in pratica fa calare il sipario sul match. Phil Jackson svuota la sua panchina, i Lakers così si permettono di fare accademia nel finale e vanno a vincere il scioltezza. 4-11 nelle ultime 15 gare.

New York: GALLINARI 14 (4/9 da due, 0/6 da tre, 6/6 ai liberi), 6 rimbalzi, 2 assist 1 recupero in 38’. Stoudemire 24 (9/20), Felton 20. Rimbalzi: Mozgov 11, Stoudemire 10. Assist: Felton 7.
Los Angeles Lakers: Bryant 33 (8/10, 4/7), Gasol 20. Rimbalzi: Bryant 10. Assist: Walton 4.

Toronto Raptors-Portland Trail Blazers 96-102

Toronto perde anche contro Porland (96-102) pur giocando una dignitosa partita. Non basta ai Raptors la brillante performance di Andrea Bargnani, autore di 29 punti con 10/17 dal campo e 8/9 nei tiri liberi, e l’esplosione di Jerryd Bayless nell’ultimo quarto in cui realizza 18 dei 26 punti di Toronto. I Blazers portano a casa la vittoria grazie a LaMarcus Aldridge che conferma la sua eccellente stagione piegando la difesa avversaria per tutto il match e chiudendo con 37 punti (14/25). Il leader dei Blazers è particolarmente efficace nelle fasi importanti e sale in cattedra con 12 punti nell’ultimo decisivo quarto. La partita vede i Raptors avanti nel primo quarto 17-14 grazie a un buon Bargnani che sbaglia le prime conclusioni, ma è molto determinato in attacco. I suoi primi punti non tardano a arrivare, poi appena esce per riposare Portland passa a condurre con 9-2 di parziale. Nel secondo quarto Toronto assiste impotente all’exploit al tiro di Rudy Fernandez, dalle cui mani infuocate partono siluri che infilano la retina. Con 6/6 da tre (8/8 totale per 23 punti nel primo tempo) Fernandez trascina Portland al +8 a metà gara. I Raptors rispondono con i soliti Bargnani (12 punti) e DeRozan (11). Mentre lo spagnolo diventa invisibile nel secondo quarto, Aldridge continua dominare prendendosi la maggior parte dei tiri dei Blazers con efficacia. Gli ospiti allungano anche a +11 nel terzo quarto che si conclude con la reazione positiva di Toronto. Il punteggio è 70-72 dopo tre quarti e il Mago è protagonista di alcune ottime giocate e aggiunge 10 punti al suo bottino. Con una finta fa saltare Aldridge che per evitare una brutta figura ferma Bargnani con un fallo deciso. L’azzurro si vendica infilando una tripla in faccia all’avversario, quindi prende uno sfondamento in difesa. I due rivali nel draft del 2006 ingaggiano un bel duello, ma è Aldridge a sorridere per ultimo. Bargnani è positivo anche nell’ultimo quarto con 3/4 e altri 7 punti e con Bayless in trance agonista Toronto sorpassa e va a +7 a metà quarto (85-78). Bayless imita Fernandez ed esplode con 4 triple consecutive. La difesa di Toronto però non è all’altezza nel finale. Con tale equilibrio in campo ogni errore si paga, come il facile canestro di Batum che sfrutta un blocco e si ritrova tutto solo sotto canestro per un aiuto difensivo mancato da parte dei Raptors. Il francese riceve il pallone e va a schiacchiare trovando il pareggio (87-87). Negli ultimi minuti Miller e Aldridge assicurano il successo ai Blazers con giocate vincenti. Toronto si consola con la continua crescita del baby Ed Davis, 6 punti e soprattutto 13 rimbalzi in 28 minuti, partito in quintetto al posto dell’assente Amir Johnson (distorsione alla caviglia). Dopo il k.o. di Jonhson, l’unico giocatore nel roster dei Raptors ad aver giocato in tutte la gare del campionato in corso è DeMar DeRozan. Con un bilancio di 14-40, Toronto è il fanalino di coda dell’Atlantic Division e solo Cleveland (9-45) ha un record peggiore nella Eastern Conference.

Toronto: BARGNANI 29 punti (9/16 da 2, 1/1 da 3, 8/9 tl), 6 rimbalzi, 4 assist, 5 palle perse e 1 recuperata, 1 fallo in 43’. Bayless 18, DeRozan 17. Rimbalzi: Davis 13. Assist: Calderon 10.
Portland: Aldridge 37 (14/25), Fernandez 23, Miller 13. Rimbalzi: Aldridge 10. Assist: Miller 8.

Un'entrata di Marco Belinelli contro Dwight Howard. Ap
Un’entrata di Marco Belinelli contro Dwight Howard

Orlando Magic-New Orleans Hornets 93-99

La potenza della difesa. New Orleans (33-22) cancella una striscia di 4 sconfitte consecutive mettendo la museruola ai Magic (34-21), a cui negli ultimi 6’36” concede un solo canestro dal campo in 10 tentativi. Con Marco Belinelli in panchina per la seconda gara consecutiva, gli Hornets reggono la sfida a rimbalzo con Dwight Howard (43ª doppia doppia stagionale) e compagni nonostante l’assenza di Emeka Okafor, facendo il vuoto con la serrata finale. In attacco gran parte del lavoro lo fa Willie Green (massimo stagionale), e per Belinelli non è una bella notizia, visto che la guardia ex Philadelphia ha tolto il posto da titolare proprio all’italiano. “Green è stato incredibile, ha infilato tiri difficilissimi – l’applauso di Chris Paul al compagno -. Questa è stata una settimana difficile per noi, ma siamo riusciti a rimanere concentrati e uniti”. Nemmeno 39 punti dalla panchina bastano a Orlando per sopperire alle difficoltà del quintetto titolare: Nelson, Jason Richardson e Anderson producono un misero 8/28 dal campo, Howard e Turkoglu 25 punti nel primo tempo ma appena 11 (solo 4 del centro) nella ripresa. New Orleans ritrova Trevor Ariza dopo tre gare in assenza, ma all’inizio l’attacco è tutto sulle spalle di Green, che firma 8 dei primi 9 punti dei suoi buoni per tenere la scia dei Magic, subito spinti avanti da Howard. Belinelli si alza dalla panchina a 3’24” dalla sirena ma si fa notare solo per un rimbalzo, mentre Paul prende per mano la squadra e la trascina al 28-24 di fine periodo. Beli resta in campo all’inizio del secondo quarto, sbaglia il primo tiro che prende, poi torna a sedersi a 8’24” dal riposo. Green ritrova il feeling col canestro, ma Redick con 10 punti tiene i Magic nel match. La fuga agli ospiti riesce negli ultimi 4’, quando Jack infila 8 dei suoi 13 punti del periodo e regala agli Hornets il 61-52 al riposo. Dopo essere sprofondata a 73-61, Orlando si rialza. Belinelli frena la rimonta col suo unico canestro della gara, la tripla dell’80-76 a 53” dalla terza sirena, ma Arenas da solo frutta ai Magic l’80 pari a fine periodo. I padroni di casa toccano l’89-84 a 8’38” dalla fine, Green ricuce e sorpassa ma Clark a 6’34” dalla sirena firma il 91 pari. A questo punto la difesa di New Orleans sale in cattedra, costringendo i Magic a 11 infruttuosi possessi (7 errori al tiro, 4 palle perse). Green e West intanto firmano il 95-91 e Belinelli a 45” dalla fine può mettere il match in ghiaccio ma sbaglia la tripla del +7. Orlando ritrova il canestro a 25” dalla fine, ma i centri di New Orleans dalla lunetta e un malinteso tra Turkoglu e Richardson tramutato nella 16ª palla persa dei Magic chiudono i conti.

Orlando: Howard 20 (8/12, 4/12 tl), Turkoglu 16, Redick 14, Clark 14. Rimbalzi: Howard 17. Assist: Nelson 5, Turkoglu 5
New Orleans: BELINELLI 3 punti (1/2, 1/3), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata e 1 fallo in 14’07”. Green 24 (7/13, 3/7, 1/1 tl), West 17, Paul 15. Rimbalzi: West 17. Assist: Paul 7

tratto da Gazzetta.it

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Celtics, vittoria con brivido. Wade fa volare gli Heat

Boston supera i Magic, ma si spaventa per l’infortunio a Daniels: problemi al midollo spinale, dovrebbe però rientrare tra un paio di mesi. Wade realizza 28 punti e Miami batte senza problemi i Clippers di Griffin. Successo anche per Indiana in casa dei Nets

Boston vince la seconda di tre gare stagionali su Orlando, e risponde alla comodissima vittoria dei Miami Heat di un eccellente Wade sui Clippers. Continua il percorso netto degli Indiana Pacers con Frank Vogel da capo allenatore: asfaltati i Nets a casa loro.

Rajon Rondo in azione contro Gilbert Arenas. Reuters
Rajon Rondo in azione contro Gilbert Arenas

Boston Celtics-Orlando Magic 91-80

Terza e ultima sfida stagionale tra queste due formazioni, aspettando un eventuale scontro nei playoff. La vincono i Celtics, che vanno 2-1 nel confronto diretto, e lo fanno dopo aver rimontato dal -10, frutto del grande inizio dei Magic (12-2 firmato da Nelson a 7’05 dalla fine del primo periodo, con Howard già a quota 8). Per i Celtics arriva anche la grande paura, quando Marquis Daniels parte in uno contro uno su Arenas e finisce a terra. Per lui problemi al midollo spinale, ha detto il dott. Brian McKeon (dello staff dei Celtics), ma il GM Danny Ainge ha poi assicurato che non ci sono problemi di seria gravità, e che il giocatore starà fuori al massimo un paio di mesi. Il punteggio, in quel momento, diceva 24-17 Orlando, in avvio di secondo quarto, e da lì in poi Boston prende il controllo. Prima rimonta (46-43 all’intervallo), poi scappa via nel terzo periodo, con 11 punti di Rajon Rondo, per chiuderlo sul +9 (70-61) dopo aver toccato anche il +15 (Garnett per il 70-55 a 3’35 dall’ultimo break). La gara, però, la chiudono con un parziale di 10-2 iniziato da Pierce e terminato da 4 tiri liberi di Garnett: +16 a 1’47 dalla fine (89-73) e tanti saluti ai Magic.

Boston: Rondo 26 (8/13, 1/2, 7/9 tl), Pierce 18, Garnett 16, Allen e Davis 11. Rimbalzi: Perkins 13. Assist: Rondo 7.
Orlando: Howard 28 (10/20, 8/10 tl), Anderson 12 , J. Richardson e Nelson 10. Rimbalzi: Howard 13. Assist: Turkoglu 4.

Dwyane Wade a canestro contro i Clippers. Ap
Dwyane Wade a canestro contro i Clippers

Miami Heat-Los Angeles Clippers 97-79

La difesa di Miami stritola, e le mani dei Clippers sono freddissime (32.5% dal campo, 6/24 nel tiro da fuori), mentre Dwyane Wade porta a casa una partita totale, “alla Wade”, e guida Miami alla 37esima vittoria stagionale (contro 14 k.o.). Non può farci nulla Blake Griffin, troppo solo dall’infortunio di Eric Gordon: i suoi 6 punti in fila sono buoni per l’ultimo vantaggio ospite nel primo periodo (17-16 con 2’47 da giocare), ma la sua 42esima doppia-doppia non servirà a conquistare la vittoria. Miami può permettersi il minimo stagionale da LeBron James, e iniziando l’ultimo quarto con un 9-0 (ispirato da 5 punti di Eddie House) saluta la compagnia e chiude la partita (79-61 con due liberi di Wade a 8’07 dalla fine).

Miami: Wade 28 (5/10, 3/4, 9/10 tl), Bosh 16, House 15, James 12.
Rimbalzi: Wade 8. Assist: Wade 8.
L.A. Clippers: Griffin 21 (7/17, 7/13 tl), Foye 15, Davis 14, Gomes 12. Rimbalzi: Griffin 16. Assist: Davis 6.

New Jersey Nets-Indiana Pacers 86-105

Annullato ben presto il 4-0 iniziale firmato da Lopez e Morrow, grazie alle triple di Granger e Dunleavy, i Pacers hanno preso in mano il controllo delle operazioni: con un primo periodo da 5 triple e il 2+1 di Paul George, infatti, Indiana ha chiuso il primo parziale a +9 (33-24), e con altri 8 punti in 3 minuti di George, seguiti dalla tripla di un caldissimo Dunleavy (5/6 da fuori), gli ospiti se ne vanno sul +16 (54-38 2’46 dall’intervallo). L’unica reazione dei Nets arriva con un 8-0 nel terzo periodo (con 6 di Harris) per il 54-63 a 7’03 dall’ultima pausa. Poi in campo solo i Pacers, che toccano anche il +21 nell’ultima frazione, e sono imbattuti in 4 gare con Frank Vogel in panchina, cosa che li ripiazza nella lotta per un posto nei playoff.

New Jersey: Lopez 13 (5/13, 3/4 tl), Harris 13 (4/11, 0/2, 5/8 tl), Morrow 11. Rimbalzi: Humpries 9. Assist: Harris 7.
Indiana: Jones 18 (7/9, 0/1, 4/6 tl), Dunleavy 17, George 14, Granger e Hibbert 11, Collison 10. Rimbalzi: McRoberts 9. Assist: Granger, Hibbert e Collison 4.

tratto da Gazzetta.it

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Jason Williams torna a Memphis!

Jason Williams nel 2005 ai Grizzlies con Gasol

Abbandonati gli Orlando Magic, dove nel giro di un anno era passato da regista di back-up a quarto playmaker nella rotazione (in seguito all’arrivo di Gilbert Arenas), Jason Williams ha impiegato meno di sette giorni per trovare una nuova sistemazione. Alla sua porta, almeno secondo quanto di leggi sui maggiori quotidiani USA, avrebbero bussato almeno cinque squadra, ma alla fine J-Will ha deciso di tornare in un luogo a lui famigliare: i Memphis Grizzlies (dal 2001/02 al 2004/05 Jason, finita l’esperienza Kings da dove venne ceduto per Mike Bibby, vesti la maglia degli Orsi). Rispetto alle altre offerte si tratta di un team meno prestigioso (se avesse voluto, ad esempio, avrebbe potuto rimanere anche ai Magic ovvero uno dei team destinato a lottare per i vertici della Eastern Conference), ma l’ex-playmaker degli Heat campioni Nba 2006 ha deciso di spostarsi nella franchigia che gli proponeva l’offerta migliore in termini di minutaggio. Nel Tennessee il suo ruolo sarà quello di riserva dietro al play titolare Mike Conley e con il solo Greivis Vasquez come pari ruolo (rookie classe 2010) non teme paragoni con nessuno nel confronto alla voce “esperienza”. Economicamente parlando il contratto siglato da J-Will prevede il minimo salariale sino al termine del campionato 2010/11.

tratto da joeiverson.com

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LeBron annienta Orlando. San Antonio all’ultimo decimo beffa i Lakers

Strepitosa performance di James che infila 51 punti (massimo dell’anno) e trascina Miami alla vittoria. Lakers battuti a due decimi dalla fine da un canestro di Antonio McDyess

LeBron James formato superstar (51 punti, massimo dell’anno in Nba) trascina Miami a una preziosa vittoria a Orlando. San Antonio passa in casa dei Lakers grazie a un canestro del veterano McDyess a 2 decimi dalla fine. Successo interno per Golden State su Milwaukee.

51 punti: LeBron James in azione. Afp
51 punti: LeBron James in azione

Orlando Magic-Miami Heat 100-104

La vendetta di LeBron. In casa dei nemici Magic (31 vinte-19 perse in stagione), il due volte mvp mette insieme il massimo di punti stagionali assoluto in Nba (Kevin Durant e Blake Griffin si erano fermati a 47), regalando agli Heat (35-14) la quarta vittoria di fila con la nona gara in carriera con almeno 50 punti a referto condita da 11 rimbalzi e 8 assist (solo Michael Jordan negli ultimi 25 anni ha messo insieme un match con numeri simili). “Affrontare i Magic mi fa venire voglia di dare tutto quello che ho – spiega LeBron -. Per noi non era una normale partita di regular season, visto che questa squadra ha detto tanto su di noi durante la offseason. Volevamo venire qui e far vedere loro tutta la nostra forza”. Miami chiude col 50% dal campo e costruisce un vantaggio anche di 23 punti ad inizio ultimo quarto, ma a 8” dalla fine rischia di compromettere tutto proprio per colpa di James: con i suoi avanti 103-100, LeBron regala il possesso ai Magic, che però non riescono con Anderson a trovare la tripla del supplementare. Lo show di James era cominciato subito: 23 punti nel primo quarto (nuovo record di franchigia) con 9 tiri tutti a bersaglio, buoni per il 30-26 ospite alla prima sirena. Orlando prova a rientrare con Howard (16 punti nel primo tempo), ma Miami torna negli spogliatoi avanti 55-45, allungando nel finale con quattro punti di fila di House e Dampier. Gli ospiti corrono in avvio di ripresa, perché Nelson resta l’unica arma offensiva dei Magic (Howard nella ripresa produce un solo punto) e Wade si accende andando a fare compagnia in attacco al sempre caldissimo LeBron. Gli Heat toccano l’88-65 a 8’10” dalla fine, ma Orlando si rimette in carreggiata con un 21-4 che rende elettrizzante il finale. I padroni di casa tornano a contatto col 103-100 firmato da Nelson a 10” dalla fine, ma dopo aver sciupato la tripla del pari devono arrendersi quando Wade dalla lunetta regala agli Heat il +4 con appena 2” da giocare.

Orlando: Nelson 22 (4/7 da due, 2/5 da tre, 8/8 liberi), J. Richardson 18, Howard 17. Rimbalzi: Howard 16. Assist: Nelson 6
Miami: James 51 (14/20, 3/5, 14/17 tl), Wade 14, Bosh 13. Rimbalzi: James 11, Miller 11. Assist: James 8

Golden State Warriors-Milwaukee Bucks 100-94

La coppia perfetta. Monta Ellis e Stephen Curry regalano a Golden State (21-27) la seconda vittoria consecutiva producendo 15 punti negli ultimi 4’38”. Quella contro Milwaukee (19-29), alla terza sconfitta consecutiva, è una gara tiratissima (nessuna squadra supera mai i 7 punti di vantaggio), che i Warriors mettono in cassaforte solo negli ultimi 10”, dopo che Maggette sbaglia il libero che avrebbe riportato i Bucks sotto di un punto. Curry e Ellis, su cui gli ospiti fanno fallo per cercare di guadagnare tempo, invece sono perfetti dalla lunetta, facendo esultare la Oracle Arena. Milwaukee invece si rammarica per quel 42,9% al tiro contro la penultima difesa dell’Nba, che annulla il dominio assoluto a rimbalzo (49-36). Ilyasova è scatenato nel primo quarto, e con 15 punti regala i suoi il 22-18 alla sirena. Golden State però è in partita è la gara è così equilibrata che la squadra in vantaggio cambia 11 volte in 12 minuti, con i Bucks che tornano negli spogliatoi avanti 47-46 grazie a Ilyasova. Il copione è lo stesso nel terzo quarto, con Milwaukee che al 36’ conserva un vantaggio minimo (73-72). Quando Curry e Ellis salgono in cattedra Golden State cambia marcia, e agli ospiti non bastano nemmeno 12 punti di Maggette per tenere il ritmo: i Warriors hanno 6 punti di vantaggio (94-88) a 1’15” dalla fine, Maggette prova ad accorciare ma Curry e Ellis tengono Golden State al sicuro.

Golden State: Ellis 24 (9/17, 1/5, 3/3), Curry 16, Wright 16. Rimbalzi: Biedrins 10. Assist: Ellis 6
Milwaukee: Ilyasova 23 (9/18, 1/2, 2/2 tl), Maggette 21, Delfino 20. Rimbalzi: Mbah a Moute 19. Assist: Dooling 9

Tony Parker pressato da Pau Gasol. Reuters
Tony Parker pressato da Pau Gasol

Los Angeles Lakers-San Antonio Spurs 88-89

Antonio McDyess giustizia i Lakers a due decimi dalla fine. Il 36enne veterano conferma che gli Spurs sono il meglio che l’Nba ha da offrire anche allo Staples Center, dove gli uomini di Gregg Popovich conquistano la vittoria numero 41 in stagione (8 sconfitte), nella sfida con i due volte campioni in carica. Una gara tirata e dominata dalle difese, decisa solo nel finale. Gasol regala dalla lunetta l’88-87 Lakers con 22” da giocare. L’ultimo possesso sembra durare una vita: Ginobili ci prova da fuori ma sbaglia, McDyess strappa il rimbalzo offensivo ma Parker spreca in penetrazione, con San Antonio che riesce comunque a guadagnarsi una rimessa a 5” dalla fine. L’ultimo tiro se lo prende Duncan, ma la palla rimbalza sul primo ferro; McDyess però spunta tra Odom e Bryant riesce a battere sirena e Lakers. “L’ultimo possesso è stato pazzo – conferma Tony Parker -, ma sono contento che McDyess abbia fatto centro. Per noi è una grande vittoria, perché i Lakers sono una squadra importante e noi dopo il k.o. con Portland volevamo dimostrare qualcosa”. I Lakers, k.o. in 3 delle ultime 4 gare casalinghe, sono comunque in crescita, con Bryant (5/18 al tiro, a un rimbalzo dalla tripla doppia) che cerca di coinvolgere i compagni, e Artest che torna in doppia cifra (13 punti) dopo 4 gare a meno di 6 punti di media. I campioni sembrano smarriti in avvio, ma gli Spurs non ne approfittano e chiudono il primo quarto avanti 22-18 nonostante 10 punti di Jefferson. Artest ritrova se stesso nel secondo quarto e guida i Lakers fino al 40-33 a 2’41” dal riposo, poi Parker e Ginobili si risvegliano (stavano tirando 2/13 insieme) e chiudono il buco fino al 42 pari dell’intervallo. Il play sforna 14 punti nel terzo quarto, ma San Antonio non riesce a scappare. Los Angeles grazie a Odom riesce a chiudere un buco che a 8’04” dalla fine era di 8 punti (79-71). Quando Gasol firma il sorpasso a 22” dalla fine lo Staples Center si illude, ma McDyess riporta i Lakers sulla terra: per i campioni il peggio sembra alle spalle, ma per battere il meglio che l’Nba ha da offrire ancora non basta.

LA Lakers: Gasol 19 (8/10, 3/4 tl), Bryant 16, Odom 16. Rimbalzi: Bynum 10. Assist: Bryant 10
San Antonio: Parker 21 (9/17, 3/3 tl), Jefferson 18, Ginobili 14. Rimbalzi: Duncan 8, McDyess 8. Assist: Ginobili 8.

tratto da Gazzetta.it

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I Magic tagliano Jason Williams

Gli Orlando Magic hanno annunciato il taglio di Jason Williams. White Chocolate ha disputato 777 gare in NBA ad una media di 10.6 punti, 5.9 assist e 2.3 rimbalzi.
Inoltre Williams è il miglior assistman della storia di Memphis con 2.041 passaggi ai compagni ed è stato uno dei giocatori chiave nella conquista del titolo di Miami nella stagione 2005/06.

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